Sono le 11:00 del mattino dell’11 aprile 2016, circa 3 milioni di persone sono d’avanti ad una Facebook live e stanno fissando 1 anguria e 2 personaggi della testata digitale BuzzFeed. Si tratta della peggiore delle vomitevoli challenge sulla terra. Dopo 44 minuti succede quello che succede se stringi tanti elastici attorno a un’anguria… stringi che ti stringi l’anguria esplode. 💥
3 milioni di persone dentro 44 minuti erano (2016, sembra ieri, siamo vecchi, siamo nel 2023, nooo) un’ottima prima misura che l’attenzione (o disattenzione) digitale sarebbe diventata un problema serio. I social sono tutt’ora i canali privilegiati che questo problema lo hanno maliziosamente partorito e curato, per poi vendere ai brand tutta l’attenzione (persa) degli utenti. Poi sono arrivati il tracking su IOS, il garante è impazzito e GPT-4 ha sparato, ma questa è un’altra storia.
Ciao, siamo Emanuele Caccamo e Michele Vaccarotto, e seppur questa potrebbe sembrare una newsletter da hippie svalvolati con crisi di utopia, in realtà l’anguria ce la mangiamo, i social ci piacciono, le task infinite ci toccano e l’ottimizzazione del tempo ce le portiamo a casa come adattamento in un mondo che cambia in accelerazione.
L’osservazione di oggi, uscita dall’anguria esplosa, è che non possiamo farci “prendere” e guidare da meccanismi esterni nella gestione delle nostre giornate, dobbiamo essere noi a guidare il nostro tempo, i nostri team, i nostri clienti e i nostri sogni. Sembra una frase facile e fatta ma purtroppo non lo é.
Recentemente ci è capitato sottomano il libro Four Thousand Weeks: Time Management for Mortals di Oliver Burkeman, in italiano “come fare per avere più tempo?”. Ottimo titolo (quello italiano) per far confusione sul vero senso del libro stesso, che non è un manuale di time management, ma un’osservazione attenta e supportata da filosofia, cultura e psicologia sull’idea più profonda della nostra gestione del tempo consapevole, finalmente svincolata dall’ossessione di “dover far tutto”.
👉 Lo vuoi? Striscia la carta perché non abbiamo copie omaggio, ma è davvero bello.
Visto che la nostra vita non è infinita - per dirla alla Burkeman, se vivessimo fino a 80 anni avremmo 4000 settimane - sarebbe il caso di ridefinire pesi e misure nella gestione delle nostre giornate, ma soprattutto, accontentarci di non riuscire a fare tutto, rasserenarci sul fatto che siamo vivi per una serie di eventi risalenti all’era spermatozoica che non abbiamo controllato di certo noi… e infine, ogni tanto allenarci a fare niente, annoiarci.
Se non riusciamo a sopportare il disagio dell’inazione e riflessione, sarà più facile “cadere” in tentazioni ansiogene di “fare fare fare” con obiettivi futuri e senza goderci mai i momenti presenti.
Sempre Burkeman, parla di una tecnica di meditazione di Shinzen Young (diversa dalla meditazione regolare) che consiste in una cosa difficilissima per molti… non fare un cazzo per 5 e poi 10 minuti al giorno. Noi tutto sommato siamo allineati.
Riesci a fare niente (device e pc off) per 10 minuti al giorno?
Ma la domanda ancora più importante è: sei anche tu consapevole che non arriverai a 80 anni garantiti a questi ritmi? Iscriviti alla nostra SPIDletter subito.
Altre cose che si possono fare in 4000 settimane.
Si può ammazzare il capo ed essere felici lo stesso? Si
Prima di ammazzarl@ prova a leggere questo piano malefico della CIA che ci insegna come sabotare il posto di lavoro senza ammazzare nessuno. Corporate Rebels.
Fare Fare Fare… Organizzazioni belle con Eva Martini
Come i Pokemon, le organizzazioni sono un riflesso dell’evoluzione dell’interiorità umana. Ad ogni salto evolutivo della civiltà, con innovazioni politiche, economiche e tecnologiche, arrivano anche nuovi modelli organizzativi.
Frederic Laloux, uno che di organizzazioni se ne intende, e forse anche di Pokemon, suddivide i modelli organizzativi in 5 classi evolutive:
1. Red: riprende la civiltà più antica, da 15.000 a 4.000 anni fa circa. In questo paradigma “istintivo”, l’organizzazione applica potere e paura.
2. Amber: da 4.000 a 400 anni fa circa. Questo è un paradigma “conformista”, caratterizzato da formalizzazione e controllo, da processi stabili e gerarchie definite.
3. Orange: da 400 anni fa a fine ‘900. Modello orientato a obiettivi e risultati e promotore dell’innovazione, della responsabilità e della meritocrazia, è tuttora il modello più diffuso tra le aziende.
4. Green: da 30 anni fa circa. Questo paradigma è pluralistico, lancia il concetto di empowerment e di famiglia.
5. Teal: da 4 anni fa circa. Si tratta del prossimo stadio evolutivo, caratterizzato da un forte proposito, dalla piena valorizzazione delle potenzialità umane, dove autonomia e autogestione sono imprescindibili.
Per Laloux le Teal organizations sono un modello di integrazione che, come una matrioska, non si pone in alternativa ai modelli già esistenti ma li racchiude e integra attraverso una visione sistemica e olistica fondata su tre principi:
Self Management (autogestione): nelle Teal Organization si opera con un sistema basato sulle relazioni tra pari, in cui tutti hanno un’elevata autonomia rispetto ai task e sono responsabili del coordinamento con il team. Questo consente di distribuire il processo decisionale (=no colli di bottiglia) e di rendere il flusso di informazioni totalmente accessibile (fine dell’era in cui i senior si tengono stretto il loro sapere tipo Gollum con l’anello).
Evolutionary Purpose (lo scopo evolutivo): lo scopo evolutivo di un’organizzazione Teal ambisce alla più alta concretizzazione della mission aziendale. Stop agli slogan belli in aziende brutte. Leggi questa meravigliosa frase di Laloux: “Le organizzazioni sono viste come un campo energetico indipendente con uno scopo che trascende i suoi stakeholder. In questo paradigma, non possediamo né gestiamo l’organizzazione; invece siamo amministratori, ascoltiamo dove deve andare e la aiutiamo a fare il suo lavoro nel mondo.” Non è meraviglioso?
Wholeness (interezza): le Teal Organization creano un ambiente in cui le persone si supportano a vicenda, possono esprimere se stessi nella libertà e lavorare per un obiettivo comune, privi di maschere o sovrastrutture dettate dal ruolo.
Le aziende, come le civiltà, evolvono per piccoli step, pertanto diventa davvero improbabile passare dal livello “Red” al “Teal” in un colpo solo. Quindi, se hai la certezza di lavorare per un’azienda “Red” licenziati subito. Ma se hai deciso di rimanere non ti lasciamo sol@:
Last call per Lost in Transition che parte il 29 Marzo, un percorso sul cambiamento (online) basato sulla mindfulness e sul coaching, con la nostra Eva Martini e Antonella Buranello.
Condividi la spidletter di oggi ad un amic@ che:
Non ha mai tempo per fare quella cosa che chiedi da sempre.
Deve licenziarsi subito.
Deve liberarsi del proprio capo o sabotare il proprio lavoro.
Lasciaci un ❤️ e faremo niente per il resto della giornata, anzi della settimana, anzi per tutta la vita.
Alla prossima
Emanuele & Michele