“Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’ e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede “ma cosa diavolo è l’acqua?”.
Ciao, siamo Emanuele Caccamo e Michele Vaccarotto, i 2 pesciolini nello stagno che abbiamo chiamato Entusiasmo Radicale, la newsletter per manager che “sguazzano” tutto il giorno in un mare di m…
Con la storia dei pesci David Foster Wallace (2 righe di pensiero su di lui), il Frank Zappa con la penna, autore di culto e umorista depresso che empatizzava anche con le aragoste, parlava ai laureati del Kenyon College nel 2005; un intervento in cui l’autore spiegava ai laureandi come spesso nella vita siamo talmente prigionieri delle abitudini e delle nostre idee, della nostra educazione e dei nostri preconcetti che diventiamo quasi ciechi al punto di non vedere con la giusta consapevolezza la realtà che ci circonda...
Nel veloce cambiamento che abbiamo subito negli ultimi 2 anni prendendo bastonate sui fianchi , noi manager dovremmo domandarci continuamente cosa stiamo "dimenticando" (o non vedendo) nel mestiere che facciamo, oppure cosa stiamo dando per scontato che invece non lo è, o meglio non lo è come prima.
Intanto, per il momento, tra una roba e l’altra non dimenticarti di noi, se non ci segui ancora, seguici, se già ci segui facci seguire da qualcuno, se ci hai anche già fatto seguire da qualcuno lascia il tuo IBAN per 50€ cash maledetti e subito!
Ma Cosa Diavolo Vogliono le Persone?
António Rosa Damásio, (si, questa è la newsletter con gli autori più pesanti del ventesimo secolo) neuroscienziato n. 1 al mondo nel campo delle emozioni, dice: “Non siamo macchine pensanti che si emozionano, ma siamo macchine emotive che pensano”.
In generale non siamo macchine, e non ci piace essere “gestiti”come tali. Nel mentre (da decenni) ai manager viene insegnato a gestire le persone ON/OFF… dicendo a loro cosa fare, in che tempi farli, senza dare troppe spiegazioni - perché non servono - e lamentandosi infine se questi stronzi (i loro team) non fanno le cose che gli si vengono chieste ma le persone vogliono essere guidate con esempi concreti (show me, don’t tell me) da manager lucidi e sinceri che innescano sinergie per creare città e non cartelli stradali.
Manager che siano in grado di definire strategie semplici, obiettivi individuali e di gruppo.
Manager che monitorino che le cose succedano sul serio e che correggano la rotta di fronte agli imprevisti.
Manager che sappiano mettersi in discussione e chiedere “scusa” quando sbagliano.
Manager che vedano la felicità in azienda (anche la loro felicità) come fonte di beneficio al business - attraverso equazioni diverse dal passato - tenendo in considerazione i livelli di energia fisica, emotiva, mentale e spirituale.
Wait - Un momento! O per dirla alla Griffin: Momento! Momento! Momento!
Quindi Cosa Diavolo Vogliamo… per Davvero?
Show me, Don’t Tell Me “alla Veneta”.
Per chi come noi tre, “respira” il management dal Veneto, sa benissimo che in queste terre, di sacrifici e successi imprenditoriali, la “guida” è solo in macchina e il “show me, don’t tell me” fa rima con “fasso tutto mi” (n.d.r. faccio tutto da solo).
Nel nostro podcast abbiamo già toccato le corde più acute di questo argomento (management e Veneto) con Andrea Moretto - se vuoi ascoltare “adattamento fuori tempo” lo trovi qui.
Oggi anche la nostra Eva Martini ci delizia con l’hyperlocal mindset manageriale del Veneto, dove il “faccio tutto da solo” rappresenta uno dei circoli viziosi più ostici che esistano in tutta la penisola, poiché fonda le radici in un modello che ha permesso a piccole aziende familiari di diventare colossi, perché è proprio quello del “chi fa da sé fa per tre” e siccome l’azienda l’ho fatta io, chi meglio di me?
In Veneto, tra determinazione, “schei” e spritz, la leadership di servizio, la delega, la cultura dell’errore e del feedback faticano ancora di più ad attecchire. La buona notizia è che le cose stanno fortunatamente cambiando per trovare un nuovo equilibrio.
Ma equilibrio per chi? Senza dubbio per i collaboratori, che sono meno “pedina” e più protagonisti della loro giornata, che sono finalmente legittimati non solo a fare, ma anche a pensare. E’ però molto più equilibrato anche per i manager, per i titolari, per i founders e sempre più in alto.
Perché se è vero che si guida con l’esempio (show, don’t tell), è anche vero che l’esempio di cui le persone hanno bisogno non è vedere un/una titolare che arriva la mattina alle 5 e va via alle 20, mettendo a rischio famiglia, salute, equilibrio mentale, con il risultato di concentrarsi sulle attività quotidiane (quelli bravi lo chiamano micro management) e perdere totalmente di vista il vero compito di ogni manager: la strategia.
Se siete impegnati a fare micro task (testa bassa e lavorare, è un altro bel detto comune da queste parti), come potrete accorgervi che ognuno sta remando in una direzione diversa?
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Ciao Manager
Ps: Sanremo lo vince: Lazza.
Emanuele & Michele