Nietzsche diceva che esistono due tipi di persone: le prime sono quelle che nascono già sicure di sé, come se avessero ricevuto l’autostima in dono alla nascita e questi – dice lui – sono gli stolti; le seconde, invece, sono quelle che tutti i giorni devono convincere lo “scettico che è dentro di loro” del proprio valore. E non importa quanto si impegnino e facciano, ogni giorno lo scettico è di nuovo lì.
L’autostima è la patata arrostita tra 2 fuochi: da un lato l’arroganza di averne troppa - di autostima - dall’altro l’ansia e l’insicurezza di averne poca.
Questa patata è il risultato di un fisiologico processo di crescita umana. La arrostiamo tutti i giorni, fin da piccoli, quando lei è già dentro di noi, e sorride, prima di farsi plasmare dalla famiglia e dalla società dove cresce, assieme a noi. Lo scettico era già lì, e sorrideva a caso.
Nelle culture occidentali, il valore umano dell’autostima punta il dito sull’individuo come unico e prioritario, quasi distaccato dal contesto sociale. Per contro nelle culture orientali, l’accento viene posto sui rapporti con gli altri, le persone si descrivono mediante le appartenenze sociali e collettive. In Oriente prevalgono ragionamenti di tipo deduttivo, osservatore e spirituale, mentre in Occidente prevalgono quelli di tipo analitico, oggettivo, induttivo e materiale.
In Oriente si comunica sempre con massimo contenimento emotivo. In occidente si fa sempre un gran casino. Appiattire le 2 culture è la più grande sfida della globalizzazione. Ad oggi siamo ancora salvi, ma “ai posteri l’ardua sentenza” (Cit. Manzoni quando giudicava N. Bonaparte).
La società digitale (sia a Oriente che a Occidente) allarga la rete della relazioni, rendendoci più connessi e meno soli, anche se i filosofi frenano l’entusiasmo come i meteorologi a pasquetta, confermandoci, con la tipica retorica prosaica che ti passa la voglia di vivere ma rimani ad ascoltarli fino alla fine che il racconto social non favorisce affatto ad alzare l’autostima.
Per dirla alla Zygmunt Bauman, “sui nuovi canali di comunicazione, come i social, si innescano relazioni non vere, veloci e troppo superficiali”. Pertanto, su questi ambienti appare chiara una comunicazione referenziale unidirezionale. Una comunicazione che ci fa sentire meno soli ma che d’altra parte non ci arricchisce o contribuisce ad alzare la nostra autostima, creando quel dialogo, coinvolgimento e arricchimento di noi stessi che serve appunto per alzare il livello di autostima. Anzi…
Di Bauman ti consigliamo il libro Modernità Liquida, ottimo saggio per morire giovani sul divano di coriandoli (leggendolo), ma consapevoli dei cambiamenti culturali che servono in una società liquefatta! Dopo che sei morto giovane, se non sei ancora iscritto… ITIVIRCSI!
Ciao, il caldo spinge alla testa e noi rimaniamo su 2 piedi: Emanuele e Michele. Entusiasmo Radicale toglie e mette la cera a parole pescate nei laghi veri con i pesci sani. Divoriamo libri, TED speech e cantautori di hiphop vecchia scuola, perché crediamo che una buona conoscenza ci porterà a vivere meglio, lavorare meno e guadagnare di più. Rimaniamo occidentali coerenti e convinti insomma.
Le nuove tecnologie arrivano prima dei loro stessi rumors, mettendo fretta alla nostra capacità di adattamento, in questa corsa in affanno gli unici veri gamechanger saremo noi e soltanto noi. Il mondo liquido non lo abbiamo scelto noi ma adesso dobbiamo affrontarlo, quindi o ci lamentiamo o alziamo il culo dell’autostima.
3, 2, 1… Cominciamo!
Hai notato che la percentuale di gente più brava di te è nettamente minore a quella dei meno bravi? Se non l’hai notato è perché ti concentri solo su quelli più bravi. Ti starai chiedendo perché dovresti guardare chi sta sotto? Perché come dice il Coach del tennis Mouratoglou, ogni tanto bisogna giocare contro gli scarsi per allenare i punti di forza e diventare ancora più bravi in quello che facciamo. (Vedi qui un video di una nostra partita a tennis tipo)
Qui arriva il punto 1 della competenza, che ci piaceva riportarti oggi. Assieme ad altri 3 punti utili a stimolare il nostro pensiero, utile per crearci una sana autostima (ne alta ne bassa, semplicemente la nostra) verso noi stessi.
4 punti oltre i soliti consigli da attività SEO su Google, link baiting e articolo top under best 35 pagato su Forbes, ad esempio: datti degli obiettivi precisi, fai attività fisica, svegliati alle 5, mangia il cornetto alla crema con l’ansia e scrivi 8 cose importanti che non farai mai, fai meditazione e poi?
“L’idea che dobbiamo avere un’alta autostima per essere psicologicamente sani è talmente diffusa nella cultura occidentale che le persone sono terrorizzate dal fare qualsiasi cosa possa metterla in pericolo”. Kristin Neff
1. Sii brav@ in qualcosa, ma qualsiasi cosa.
Non siamo “portati” per tutto, e questo aspetto è innato senza spiraglio di cronaca. Certo, puoi cambiare questo paradigma con motivazione e allenamento, ma se sei nat@ con l’excel nel pannolino sarà più difficile diventare un/a visual designer da Zara Kids. Ma se riconosci chi sei (debolezze, limiti e forze), sarai anche più consapevole di dove vorrai andare, e ti ritroverai con l’excel in mano a fare ragionamenti creativi, scoprendo, che, come dice sempre Nicco, “La creatività ha un ROI altissimo🦄”
Si può alzare il livello sopra noi stessi, sopra quella che è solo la nostra idea di limiti, rompendo lo schema e acquisendo nuova sicurezza.
2. Sogna ad occhi aperti.
Brian Tracy, nel libro (molto figo) sull’autostima “Il segreto è credere in se stessi” dice: “Quanto più concentrate il pensiero sulla persona che vorreste essere, con le qualità che vorreste avere, tanto più le radicherete nel subconscio, dove diverranno parte della vostra continua evoluzione.”
3. Pochi bastano, ma solo i migliori.
Non si può piacere a tutti, mettitela via, ma poi t’interessa davvero stare simpatic@ a tutti? Clienti, colleghi, amici degli amici, basta con questo obbligo di farsi piacere per forza da tutti, mi stai sul cazzo! Stop, fine del film, cambia serie.
Di contro bisogna attorniarsi di persone “sane” e offrire loro la birra per l’immensa stima che proviamo. Riconoscere i vampiri energetici - anche quello più subdoli - ci farà alzare il livello.
4. Playing Big (con Eva Martini)
Spesso quando parliamo di autostima, pensiamo soprattutto a qualcuno che - a causa delle critiche - si butta giù. Oggi vi chiedo: che impatto hanno le lodi? C’è il rischio di dipendere da esse per sentirci forti, preparatə, giustə?
Per darvi i buoni consigli mi sono ispirata a Tara Mohr e al suo “Playing Big”, libro dedicato in particolar modo alle donne, invitandole a pensare in grande, a non censurare i propri talenti, le capacità, i sogni per fare la “brava ragazza”. I consigli che dà la scrittrice però, a mio avviso, non hanno genere o età, sono buoni per tuttə.
Prendete carta e penna, oppure iPad o Mac, e segnativi i 5 principi per sganciarsi da lodi e critiche:
Il feedback che ricevi non parla di te, ma parla della persona che lo emette
Incorpora i feedback che ti sono utili strategicamente, lascia andare il resto
Le donne (e talvolta anche gli uomini, soprattutto se giovani) che sognano in grande vengono criticate. Punto.
Le critiche feriscono quando rispecchiano ciò che crediamo di noi stessə
Chiediti: cosa è più importante per me delle lodi?
Partiamo dal primo. Spesso dimentichiamo che il feedback è un punto di vista. La sua importanza per noi è chiederci: cosa è importante per lui/lei che io non sto dando? Che cosa mi sta dicendo dell’altro, che può essere importante che io comprenda? Affrontare così un feedback, abbassa di molto le nostre paure, le ansie, la sensazione di non essere abbastanza.
Il secondo principio è una conseguenza. Mettendo un filtro di “utilità”, posso fare tesoro di ciò che di strategico è emerso, lasciando andare il resto.
Il terzo principio ci parla di successo. Quando arriva il “successo” (qualunque cosa significhi per voi) arrivano anche le critiche. Dimagrisci? Sei malata! Cambi lavoro? Sei pretenziosa! Apri una tua attività? Sborona! Divorzi e sei felice? O menti o sei una z****la. Quindi, è sicuro, quando avrai successo arriveranno anche le critiche. Avrai una conferma in più che sei sulla strada giusta!
Venendo al quarto (e per me più doloroso) principio, il concetto è che le critiche che ci feriscono di più sono quelle che fanno eco a ciò che anche noi pensiamo di noi stessi. Ci dobbiamo prendere cura di ciò che emerge da quella critica, non tanto per il feedback in sé, ma per quello che noi crediamo di noi stessə.
E arriviamo infine alle lodi. Cosa sono le lodi se non una conferma che desideriamo ottenere. E in quanto tale, è comunque qualcosa che ci tiene incastratə. Sarà importante quindi pensare alle nostre priorità, ai valori fondanti. Che cosa è più importante per te (in questa situazione) delle lodi in sé? Essere utile? Gentile? Organizzatə? In pace? Efficace? Su quello focalizzati, al di là delle lodi (o delle critiche).
E poi - aggiungo io, spero Tara non ne abbia a male - anche una sana e autentica imperfezione. Tutti siamo imperfetti, talvolta insicuri, spesso confusi. Un sano ‘stic***zi e via, buttiamoci! Sbaglieremo, questo è certo, ma almeno possiamo dire di averci provato!
Play big or go home!Siamo un bel gruppetto con sempre nuovi sfollati radicali ❤️
Se hai messo »Play ascoltando i primi 45 secondi del video di Sheryl Lee Ralph sopra… Ecco, hai capito cosa intendiamo davvero quando parliamo di: “alzare il livello sopra noi stessi”.
Ci vediamo alla prossima, se arriveremo, all’ultima uscita prima dell’estate. E non importa quanto ci impegniamo e facciamo, ricordiamoci che ogni giorno lo scettico è di nuovo lì, e va amorevolmente accompagnato.
Alla prossima
Emanuele Caccamo & Michele Vaccarotto