Open the pod bay doors, HAL.
I'm sorry, Dave. I'm afraid I can't do that.
Silenzio nello spazio, nessuna forza di gravità, nessuna computer grafica, mezza fantasia e tanta intelligenza artificiale (si proprio lei).
Era il 1968 e l'idea era che a partire dagli anni '90 ci sarebbero stati sistemi di intelligenza artificiale in grado di dialogare con gli esseri umani, di consigliarli, di prendere decisioni e persino di minacciarli. Era il 1968 e usciva '2001: Odissea nello spazio', un missile narrativo con riflessioni nuove sulla fanta natura umana e sulla nostra posizione nell'universo.
Un capolavoro del genere sci-fi da conoscere, ma che non ha nulla di implicito da insegnare alle nuove generazioni. Come diceva lo stesso Kubrick:
"Se qualcuno ha capito Odissea nello spazio, vuol dire che l'ho fatto male. Vuol dire che ho sbagliato qualcosa"
C’è però una scena cruciale, dove l’astronauta Dave Bowman cerca di accedere al pod nella stazione spaziale Discovery One. La macchina HAL 9000 rifiuta, confermando il senso della minaccia crescente da parte dell'intelligenza artificiale. Questa decisione solleverà molte questioni etiche e filosofiche interessanti riguardo all'intelligenza artificiale e alla sua interazione con gli esseri umani.
Per chi pensa che l’intelligenza artificiale è nata ieri, confermiamo che è nata ieri, molto ieri…
Ciao, oggi Entusiasmo Radicale Artificiale sono io, in prima persona e in piena armonia narrativa con i fratelli Emanuele Caccamo e Michele Vaccarotto. Oggi ti parlerò di come un film di culto e un libro ci potrebbero aiutare a prendere decisioni sensate considerando due aspetti apparentemente distanti, ma sempre più interconnessi del nostro mondo: l'intelligenza artificiale galoppante e la stupidità umana imbarazzante.
L’AI non è più sullo spazio
L'intelligenza artificiale è arrivata sulla terra, ha raggiunto livelli sorprendenti, offrendoci per la prima volta la sensazione di possedere una tecnologia in grado di aiutare e aiutarci, ribaltando la narrativa catastrofica che ha permeato il nostro immaginario interiore, da quando HAL 9000 ha dato quella risposta diretta e gentile, e per almeno cinquant'anni e diverse altre pellicole.
Il dibattito sull'intelligenza artificiale è molto ampio. Si parla spesso del suo “controllo” e della sua “autonomia” nei confronti del mondo, dimenticando che l'AI è intrinsecamente legata alle informazioni che noi stessi le forniamo sul mondo, “addestrandosi” e non inventando niente di nuovo… Forse l’unico vero problema è che l’AI apprende anche una delle componenti più imprevedibili della razza umana: la stupidità.
In questo delicato equilibrio tra la potenza dell'AI e le peculiarità umane, emergono sfide che richiedono una riflessione attenta e una gestione responsabile, moooolto più responsabile dell’avvento di “internet” in generale.
Rimane il fatto che la giovanissima GPT difende le scelte del nonno HAL 9000, e ci gira pure un paio di domande a noi stessi (chi l’ha addestrata per questo?) :
La stupidità non è mai artificiale
Ragazzi c’è un problema serio, in azienda, persone intelligenti prendono troppo spesso scelte stupide.
Leggendo “Il paradosso della stupidità” di Andrè Spicer e Mats Alvesson, pare che una delle cause più preponderanti della crisi bancaria del 2008, e del fallimento di aziende come NOKIA, sia stata proprio l’incapacità delle persone intelligenti di prendere decisioni di buon senso e “facili”.
"Abbiamo scoperto che queste organizzazioni tendono ad assumere individui intelligenti e li incoraggiano a non sfruttare appieno le proprie capacità intellettive", spiega Spicer.
Nel libro, gli autori sostengono che le persone intelligenti si pongono istintivamente delle domande e pensano in maniera autonoma. Tuttavia, ciò viene scoraggiato in modo più o meno sottile. I dipendenti avvertono frasi del tipo 'non pensarci, fallo e basta' e 'non portarci problemi, ma solo soluzioni'.
Si tratta di una stupidità che non ha nulla a che fare con scarse capacità cognitive, ma piuttosto di una caratteristica funzionale che si trova all’interno delle organizzazioni (stupidità funzionale, la chiamano).
Stando alla tesi degli autori, quando i membri di un'azienda non pongono troppe domande, le persone tendono ad andare maggiormente d'accordo e il lavoro a essere svolto in modo più efficiente.
Ma questo varrebbe solo per una prima fase, poi la stupidità rischia di diventare catastrofica.
Quello che André Spicer e Mats Alvesson riportano non è lontano da comportamenti avvistati nelle nostre aziende, ancor più evidente a causa dell'impregnante vittimismo funzionale del tipo "non c'è altra scelta" se non quella di accettare ciò che viene, pur di arrivare a fine mese.
Le persone intelligenti avanzano di posizione e, parallelamente, imparano a evitare di fare domande, ad adattarsi a ciò che viene loro detto, senza approfondire attentamente i problemi o porre domande scomode, come farebbe un dipendente.
Dreaming takeaways
Le 2 cose che ci portiamo a casa oggi:
Le azioni insensate delle persone possono provocare errori nell'intelligenza artificiale (AI). Dato che l'AI si basa sull'apprendimento continuo e automatico per generare contenuto in modo autonomo, è essenziale diffondere online contenuti di elevata qualità, benefiche sia per gli utenti umani che per i sistemi di AI stessi.
Insomma le cazzate non posizionano (su google) e non fanno evolvere la specie. Tanti lo dicono in pochi se ne preoccupano.
Le persone tendono a decidere meno quando avanzano di carriera, ma la strada che dobbiamo continuare a percorrere è quella di mettere a disposizione delle organizzazioni il capitale umano alternativo, selvaggio, critico e lungimirante.
Alzare la mano è un dovere per il bene dell’organizzazione, anche se per “tranquillità” spesso converrebbe girarsi dall’altra parte. Se i nostri leader (o capi) non lo capiscono, vuol dire che non sono pronti per persone intelligenti con domande stupide.
Si certo, l’intelligenza è relativa e la stupidità è soggettiva, possiamo essere intelligenti con domande stupide e viceversa… l’importante è stare lontani dalle persone stupide con domande altrettanto stupide. Quelle si che rovinano il mondo. ❤️
Ci trovi anche sui Newsletterati.
Emanuele & Michele