“Per oltre due milioni di anni i sistemi neuronali umani avevano continuato a crescere, ma a parte qualche coltello di selce e qualche bastone appuntito, gli uomini possedevano ben poco che potesse comprovarlo…
Che cosa, dunque, aveva dato impulso all'evoluzione di un cervello umano sempre più grande durante quei due milioni di anni?”
C’era una volta un Homo e una Donna (forse sotto un albero di mele), nati assieme, da un incrocio fortuito di diverse umanoidi specie vaganti sulla terra. Un ramo evolutivo tutt’altro che veloce e paradisiaco.
L’ Homo Erectus faceva già concerti nelle piazze, l’Homo di Neanderthal era un abile cacciatore a mani nude, mentre la famiglia del mulino bianco di pietra Sapiens non si accontentava solo dell’essenziale per vivere, ma voleva di più, non era mai contenta, aveva sogni che vestiva di immaginazione e storytelling.
Con storie, barzellette, miti, credenze, e forse senza neanche un’arma, gli amici degli amici, la famiglia Sapiens, ha sterminato elegantemente tutte le altre specie - secondo una delle due teorie (rimpiazzamento) - oppure si fuse in accoppiamenti e festini con gli altri (Neanderthal e Erectus in primis) trovati durante l’espansione emotiva - teoria della fusione. Com’è andata? Nessuno lo sa veramente.
Entusiasmo Radicale ti da il buongiorno evolutivo.
Perché arriviamo con il tema sull’evoluzione umana? Ci hanno detto che dobbiamo osservare all’indietro e all’avanti per imparare a guardarci dentro, imparare a conoscerci, per includere, accettare, per non sentirci mai arrivati, mai migliori, ma semplicemente umani che vedono gente e fanno cose. Umani che nel frattempo collaborano al miglioramento della vita sulla terra e il proseguo di tutte le specie viventi. Siamo in una botte di ferro!
Per lungo tempo gli esseri umani si consideravano animali al pari di gorilla, lucciole e meduse. L’Homo e la Donna Sapiens furono i primi esseri umani a sentirsi “sto cazzo”, pregiandosi di essere maggiormente evoluti e non appartenenti al resto del mondo animale, nascondendo quanto invece apparve chiaro più tardi, ovvero la discendenza diretta dalle scimmie. In effetti, una distinzione cruciale tra il regno animale e gli esseri umani, i Sapiens, risiedeva nella capacità di creare narrazioni su concetti e eventi mai accaduti. Storie.
Noi siamo Emanuele Caccamo e Michele Vaccarotto, anche noi raccontiamo storie e in un’ ipotetica crescita narrativa (che non sta avvenendo) ci piacerebbe mirare all’essenziale della crescita e consapevolezza come persone e manager, depurando la falsa immaginazione e l’eccessivo storytelling.
Il 20 Marzo saremo Media Partner dell’evento di networking sul Marketing Post-Digitale che terrà il nostro amico Paolo Orsacchini al Teatro Don Bosco (Padova).
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Andava tutto bene
Ci sono 3 rivoluzioni che hanno definito la nostra storia prima del Sanremo 2024: la prima è quella cognitiva (70.000 anni fa), dove abbiamo iniziato a raccontarci storie vere ma anche false ad uno scopo predefinito. La seconda è quella agricola (12.000 anni fa), dove la vita nomade viene abbandonata per insediarsi, coltivare il grano e creare strutture sociali. La terza è quella scientifica (500 anni fa), dove abbiamo iniziato a capire che non sapevamo nulla sul mondo, che ci mancavano delle verità su noi stessi e tutta la conoscenza era provvisoria.
Tutto sommato fino al 1500 era tutto chiaro, si lavorava e ci si organizzava per vivere meglio e più a lungo, anche se l’idea di un progresso tecnologico inevitabile si impadroniva via via dell’immaginazione umana. Poi è arrivato l’Illuminismo (ragione, individualismo, progresso), la Rivoluzione Industriale (classi sociali, borghesia, proletariato), il Capitalismo (società a responsabilità limitata, profitto) e il Colonialismo che ha portato all'espansione europea in tutto il mondo.
Il libro di Yuval Noah Harari “Sapiens. Da animali a dèi: Breve storia dell'umanità” è una parte di questo resoconto storico disarmante che fa emergere la complessità dell’Homo e della Donna, delle sue fragilità e del suo dimenticarsi costantemente del fatto che siamo un pezzetto insignificante di questo mondo.
“Per oltre due milioni di anni i sistemi neuronali umani avevano continuato a crescere, ma a parte qualche coltello di selce e qualche bastone appuntito, gli uomini possedevano ben poco che potesse comprovarlo. Che cosa, dunque, aveva dato impulso all'evoluzione di un cervello umano sempre più grande durante quei due milioni di anni? Francamente non lo sappiamo.”
Salvo lo sapeva
Non sappiamo dunque cosa aveva dato impulso all'evoluzione di un cervello umano sempre più grande e sviluppato, quello che sappiamo però è che lui (quello sopra) è Salvo, un Homo Sapiens che verosimilmente pianifica l’agenda in caverna (come al solito l’AI si incasina sulle dita delle mani 💩).
Che ci piaccia o meno lui è un nostro antenato, quindi se siamo qui a scrivere e tu a leggere, è perché lui raccontando cazzate è riuscito a sopravvivere, mentre altre specie umane no.
Cosa abbiamo avuto di così forte? Eppure siamo abbastanza inferiori ad altre specie animali:
dopo i 10 anni iniziamo a fare qualsiasi cosa per avere in cambio qualcos’altro.
dopo i 20 anni iniziamo a bere, fumare e fare sempre troppo tardi.
dopo i 30 anni ci vengono le paranoie sulla vita.
dopo i 40 anni ci arriva il mal di schiena.
dopo i 50 anni non lo sappiamo ancora ma ve lo diremo.
Insomma siamo gli sfigati nel regno animale in effetti, pensa che le piante sono in grado di convertire l'energia solare in energia chimica, oppure che i pipistrelli e i delfini hanno l'ecolocalizzazione incorporato, e che i granchi hanno la capacità di rigenerare parti del loro corpo mutilate (pure le zampe) e le lucciole producono luce da sole (bioluminescenza).
A noi rimane il cervello e la collaborazione, la consapevolezza e la creatività utile instaurare relazioni, cooperare per qualsiasi scopo e inventare storie che non esistono...
Difendiamoci dalle storie
Quella dei Sapiens è la storia più storia di tutte le storie, forse la nostra vera e unica storia, con ancora tanti dubbi ma anche con tante verità incommensurabili. Una storia che vediamo in modo errato come passata ma che non lo è assolutamente. Nei nostri smartphone siamo Sapiens, nelle nostre case siamo ancora noi, i Sapiens. Anche a lavoro ci portiamo queste narrazioni e gli stessi identici bisogni emotivi e sociali. Per questo motivo vogliamo leggere e rileggere questi racconti passati per imparare a vivere meglio il presente.
In relazione alle storie, molti autori come Nassim Taleb e Tyler Cowen ci hanno messo in guardia da narrazioni che sottovalutano l'incertezza e distorcono la nostra comprensione della causalità. Anche
Molte storie che ascoltiamo, soprattutto quelle che raccontano eventi passati, possono essere deliziosamente fuorvianti. Perché tendono a semplificare la realtà, ignorando la complessità e l'incertezza del tempo. Ecco alcuni segnali di allarme che indicano la presenza di pregiudizi nelle storie:
Pregiudizi legati al tempo:
Senno di poi: le storie raccontate dopo un evento tendono a far sembrare il risultato più prevedibile di quanto non fosse in realtà. Si dimenticano le alternative possibili e si crea l'illusione di una causalità più forte di quella reale.
Casualità: a volte si stabilisce un legame di causa-effetto tra due eventi solo perché sono accaduti contemporaneamente, anche se non c'è una vera relazione.
Miopia: non si vede la connessione tra cause ed effetti distanti nel tempo. Questo può portare a ingiusti giudizi sui leader, che vengono valutati per risultati non causati dalla loro gestione.
Scadenza: le storie basate sul passato non sono sempre applicabili al presente, perché le situazioni cambiano.
Pregiudizi di selezione:
Medie: le analisi basate su dati complessi vengono spesso semplificate, perdendo informazioni importanti.
Aneddoti: le storie personali, pur essendo interessanti, non sono sempre rappresentative della realtà.
Sopravvissuti: le storie di successo non tengono conto di tutti coloro che hanno fallito, pur avendo caratteristiche simili.
Esiti: concentrarsi solo sui risultati finali può portare a ignorare i processi che li hanno determinati, favorendo comportamenti scorretti.
La soluzione ai problemi della narrazione non è smettere di raccontare storie o ignorarle completamente. Questo ci priverebbe dei loro benefici vitali quelli che ci hanno fatto uscire dalle caverne. Al contrario, i decisori astuti possono usare le storie a loro vantaggio, considerando le narrazioni convenienti e convincenti come teorie da esaminare, piuttosto che come verità da seguire.
Lo scetticismo sulle storie potrebbe quindi portare a storie migliori e più valide, storie che possono migliorare il nostro lavoro, i nostri team, le nostre relazioni, storie che potrebbero migliorare il nostro apprendimento collettivo e le nostre decisioni.
Storie vere
Per gli amici manager, operatori di marketing, grafici, creativi, social media manager, agenzie e freelance vi aspettiamo il 20 Marzo 2024 al Teatro Don Bosco a Padova. Per iscriverti clicca qui!
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Alla prossima.
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Emanuele & Michele
Povero Carrizzo però! :D