Dire e fare sono due cose diverse e l’una non genera di riflesso l’altra.
Per questo motivo non ci fidiamo di chi per mestiere “parla, parla, parla”. Questa è una critica di poche parole, perché già di troppe (parole) si riempiono le sale riunioni, e videocall, per non parlare dei social. Sia chiaro che per noi nessuna polemica è sterile e fuori contesto se la si fa per migliorare qualcosa in qualcos’altro, purché sia affrontata nelle sole prime 4 righe di un discorso sensato.
Polemica finita.
Trivia: “che profumo di “buongiorno” si sente dentro la redazione di Entusiasmo Aromatico, un pò parigino, quando arriva la mattina del mercoledì? Profumo di una dolce crema dentro una Mille-feuille”. Buongiorno a te che sei appena arrivat@ nel progetto editoriale più ispirato al “Cioè” di sempre.
Siamo Emanuele Caccamo e Michele Vaccarotto e questa è Entusiasmo Radicale, carezze di megabyte che si generano quando vi è una promessa di cambiamento capace di migliorarci come persone. E poi, una volta chiarito lo scopo e iniziato a lavorare su come raggiungerlo… la vera domanda da farsi è: come questo scopo renderà il mondo un posto migliore, a partire da te e da noi? ❤️
Se avevi 15 anni negli anni 90 leggevi “Cioè” e attaccavi Luke Perry sui muri della camera. Se hai 15 anni nel 2023 leggi un contenuto pari a circa 34 uscite di “Cioè” ogni 2 scroll, e sai bene che domani non basterà un muro e 10 tubetti di colla inquinante a supportare la tua nuova beauty routine economica del successo ad ogni costo professata dai social.
A tutela morale delle nuove generazioni, possiamo serenamente riconoscere che loro “scelgono di scegliere” ogni cosa che fanno… noi zitti fino a sera e lo stage finiva e dritti a casa, senza rinnovo!?!
C E R C A S I P E R S O N A L E
Con massima onestà a noi (e te) non è andata meglio o peggio (rispetto alle nuove generazioni), è semplicemente andata male, senza alcuna reale possibilità di controllo o consenso e da grandi, abbiamo finalmente capito che tra il dire e il fare non c’era il mare e neanche il fiume, in realtà non c’era proprio niente, se non tanta fuffa compressa come l’ossigeno nelle bombole. Ai nostri figli raccontiamo le emozioni, a noi le raccontava la TV. Tutto da costruire, anzi, i migliori gadget che abbiamo ricevuto ce li hanno messi proprio in quel poster.
Lo vuoi un poster di Ema e Miki giocatori di tennis anni ‘70? Iscriviti fino ad esaurimento scorte.
No, non ci siamo abbattuti, abbiamo imparato ad attaccarci al muro in orizzontale, scendere le scale mobili al contrario e sorridere, re-imparato a comunicare e leggere i consigli di Goleman (libro da far leggere a scuola anziché le 223 pagine sulle guerre puniche), per meglio comprendere l’utilizzo dell’ascolto empatico prima del dialogo, ovvero immaginare quello che l’altra persona non dice, dote complicata ma che ci salva sempre il c… cuore, sempre.
…c’è la retorica
Ma cosa ci abbiamo messo quindi tra il dire e il fare? La retorica, quella capacità di far vincere le buone ragioni con l’eleganza delle parole, quella forma di dialogo corretta e sincera, che non c’entra nulla con l’immaginario moderno e imbruttito della persuasione.
In un sistema lavorativo sempre più veloce e complesso, con poco tempo per ascoltare, meno tempo per decidere e un tempo da record per fare, il mezzo di trasporto meno inquinante è la retorica, una leva diretta e incisiva per le emozioni.
Attenzione però, la retorica non è sempre onesta e sincera, pertanto giàssai che va approfondita e compresa, per evitare di cadere nella pura manipolazione, come il modo di comunicare di alcuni leader politici e campagne di marketing, che tramite testimonianze emotive di tristezza, delusione e disincanto, creano storytelling su status sociali ben delineati, che non porteranno a niente se non al puro inganno senza comunicare emozioni sane, a chi, tramite la forza mediatica potrebbe davvero imparare a diventare una persona migliore. Ci siamo persi ma hai capito…
In questo caso la retorica viene utilizzata come strumento per provocare o sfruttare il sequestro emotivo negli altri. Il sequestro emotivo non è un sequestro di persona ma si avvicina molto, in tutti i casi era troppo per noi, ce lo spiega meglio lei, la nostra Eva Martini.
Will Smith VS Chris Rock
Ma come funziona? Immaginate come se il regista di un film (il nostro cervello) anziché dirigere gli attori, mollasse tutto e iniziasse a fare improvvisazione. Le emozioni, come i protagonisti di un brutto film d'azione, prendono il controllo e si lanciano in azioni di cui poi non sanno dare spiegazioni.
Queste esplosioni emozionali sono una sorta di sequestro neurale, come se il sistema limbico desse una festa totalmente non sense e lo facesse così velocemente da non permettere alla neocorteccia di valutare se ciò che sta per fare sia una buona o una cattiva meno. Cosa avviene poi? La persona che ne è stata vittima ha la sensazione di non sapere che cosa sia capitato esattamente.
Il sequestro emotivo infatti limita le tue abilità cognitive, facendoti agire come un agente segreto impazzito. Non puoi pensare razionalmente quando l'emozione è regista, scenografo e stuntman. La logica è bandita, e il tuo cervello diventa un set di esplosioni emotive.
Questo non avviene solo quando siamo furiosi, ma accade anche quando siamo estremamente felici o stressati. Quando proviamo un forte stress, ad esempio al lavoro a causa di atteggiamenti aggressivi del nostro capo, insoddisfazione, percezione di pericolo, andiamo in sequestro emotivo, perdendo così la capacità di accedere alle nostre funzioni cerebrali più evolute e lasciando spazio a istinti e riflessi. Insomma, quando siamo in sequestro emotivo, Winnie the Pooh lascia il comando a Rambo. Inutile dirvi che a quel punto entriamo in stato d’allerta, attivando la nostra modalità reactive (freeze fight or flight) e predisponendoci a cogliere i pericoli dell’ambiente (negatività bias) più che le opportunità. E diciamocelo, non è che a quel punto sia proprio piacevole lavorare con noi…
Ma c’è speranza… la respirazione ad esempio è uno strumento (gratuito) sempre a portata di mano, che ci aiuta a radicarci e tornare nel qui e ora.
Partiamo da qui, quindi. Un mondo del lavoro dove l’arte della retorica aiuta l’empatia e l’empatia aiuta l’arte retorica per scavare, capire ed anticipare problemi, drammi, stati di stress e sequestri neurali… che dite, ci proviamo?
Ah… naturalmente nel qui e ora ti lasciamo con un pensiero, per rimettere in gioco tutto quello che abbiamo detto finora.
Se c'è qualche cosa che vi appare evidente, diffidatene, è sicuramente una balla. Di tutto potete essere certi tranne delle vostre certezze più radicate. Gianni Vattimo
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Ciao e a presto
Emanuele & Michele