“Carrot on a stick” è un espressione che allude alla possibilità di far muovere un asino facendo penzolare davanti ai suoi occhi un oggetto del desiderio; che però, per funzionare come forza motrice, non deve essere concesso troppo presto. Quindi no, il bastone non serviva per picchiare il mulo, peccato noi pensavamo di si.
Quello che può sembrare un banale retrogrado metodo di gestione manageriale è in realtà un seme fondante di una cultura italiana tirata su a colpi di premi-punizioni. Una a caso? La scuola. Ma oggi ci siamo promessi di non essere polemici nei confronti del prossimo, quindi state boni...
Ciao! Siamo il buon Emanuele Caccamo e il buon Michele Vaccarotto e questa è Entusiasmo Radicale, la newsletters per manager che la carota se la mangiano...
Alla luce di quel che ormai sappiamo sulla complessità delle motivazioni e dei comportamenti umani, la tipica frase “bastone e carota” veicola una visione fortemente semplicistica della vita cognitiva ed emotiva, in quanto paragona le motivazioni e il comportamento delle persone a cui si applica alle motivazioni e al comportamento di un asino testardo e ottuso.
Fortunatamente nel tempo si è raggiunto un minimo di equilibrio tra ragione ed emozioni. Il pensiero manageriale moderno ha quasi rotto il castone e trasformato la carota in una potente soft skills, esempio aggressivo è il famoso intervento di Steve Jobs a Stanford, con l’invito ad essere “affamati” e “folli” (Stay Angry, Stay Foolish).
Si, ci siamo cascati anche noi. Ma ponete attenzione sui i passaggi non famosi… in Più Emanuele sta diventando anziano e quindi ha scelto lo speech con “BIG SUBTITLES“
«Quindi, non è possibile “unire i puntini” guardando avanti; si possono unire solo a posteriori, guardando indietro. Pertanto bisogna aver sempre fiducia che i puntini in qualche modo, nel vostro futuro, si uniranno. Dovete credere in qualcosa: il nostro ombelico, destino, vita, karma, qualsiasi cosa. Questo approccio non mi ha mai abbandonato e ha sempre fatto la differenza nella mia vita»
Se quel 12 giugno del 2005 ti trovavi a Stanford davanti a Steve Jobs sei esonerato dall’iscriverti a questa ingenua sopravvivenza nell’oblio della confusione.
♨ Stay Angry, Stay Accort (Guaglió)
Non è sempre possibile aiutare le persone del nostro team a raggiungere gli obiettivi di carriera. Qui abbiamo parlato di strategie che i manager possono utilizzare quando si trovano a gestire qualcuno che non è sicuro del proprio percorso professionale.
Il nostro Andrea Moretto, che abbiamo intervistato qui, ha un canale Telegram che diffonde veloci tips per migliorare le capacità di public speaking, nel suo ultimo episodio affronta il tema del colloquio di lavoro.
Il cervello, in media, affronta circa 35.000 decisioni quotidiane. Che forza, peccato che quasi un terzo di esse siano sbagliate. Questi “errori” i Neurocosis li chiamano Bias Cognitivi, ovvero noi che sbagliamo volutamente. Ci sono diversi tipi di Bias Cognitivo che troviamo nella vita reale, sotto li ha spiegati in modo chiaro Raffaele Gaito.
Fare carriera fa schifo e abbiamo almeno 5 motivi validi, ma se sei testard@ e ti sei mess@ in testa che devi proprio farlo, allora prosegui la lettura con nostra Eva Martini, unica inviata normale in questa riserva cognitiva.
🤘 Falla solo con stile… la Carriera!
La pandemia ha offerto a molti l’occasione di ripensare ai propri desideri e capacità, ha modificato le priorità, ha cambiato la percezione di cosa si intende per “avere un buon lavoro”.
Questo cambiamento è un bene o un male? Ai posteri l’ardua sentenza (uniremo i punti a posteriori, guardando indietro come diceva Steve Jobs), ma una cosa è certa: il mercato del lavoro è in grande fermento e per chi vuole lanciarsi sulla piattaforma della carriera ci possono essere delle belle opportunità. Ecco qualche consiglio per farlo senza farsi male.
1. O ti formi o ti fermi
Sì, la formazione costa un patrimonio. Io stessa spendo in formazione quanto Chiara Ferragni in scarpe, ma la dura realtà è che è imprescindibile! E non parlo solo della formazione tecnica (perché lo so che voi godete a fare un corso di Python per Machine Learning e supercazzola), ma anche della formazione sulle soft skills… sì, quelle che scriviamo a caso nel CV, che tanto chi vuoi che si accorga che in realtà il problem solving non so manco cos’è. Se sei un drago nel tuo lavoro, ma non sai gestire una riunione o negoziare uno stipendio oppure parlare davanti ad un pubblico, difficilmente potrai fare carriera. W le persone T-shaped!
2. Cura il tuo personal branding
Ormai siamo esposti ed è facile trovare informazioni su chiunque. Quindi, prenditi cura della tua immagine sui social, anche se non vuoi fare l’influencer. Difficile proporre una posizione di un certo tipo ad un@ che sui suoi social si mostra sempre ridott@ “ammerda”. E stai cert@ che l’HR un giretto sui tuoi social ad un certo punto andrà a farlo!
3. Fai quella benedetta telefonata
Il network, non inteso come social, ma come rete di conoscenze che noi tutti ci costruiamo dall’asilo in poi (compagni di classe, colleghi, parenti, amici, il parrucchiere, il commercialista, ecc.) è il bene più prezioso per avere notizie fresche su possibili opportunità. Ogni tanto alza il telefono, gira la rotella con i numeri (se sei nato dal ‘90 in poi probabilmente non sai di cosa sto parlando) e tieni caldi i contatti interessanti. Una telefonata allunga la vita (e ti fa trovare il lavoro dei tuoi sogni prima ancora che esca l’annuncio).
4. Ritorno al futuro
Ogni tanto vai a fare una visita a tuoi futuri possibili. Prendi la Delorean e vai a vedere come potrebbe essere la vita se… Come farlo concretamente? Di sicuro al mondo esiste già qualcuno che è nella posizione professionale in cui vorresti essere tu tra qualche anno. Allora contattala per chiedere come si sta lì, come ci è arrivat@, che corsi ha seguito, che libri ha letto, che errori ha fatto e cosa ha imparato da tutto questo. Come farlo? Beh, secondo la teoria dei 6 gradi di separazione (che ora sono scesi a 4) possiamo raggiungere praticamente chiunque in pochi passi (o clic). Linkedin è un punto di partenza perfetto. E in base a ciò che scopri, prepara diversi piani, perché non sempre il piano A è quello giusto!
5. Cerca il tuo Obi Wan Kenobi
Una volta che avrai capito quale può essere la strada che ti attira, cerca un@ mentore, qualcuno che abbia più esperienza e più cultura, e apri la mente, le orecchie, il cuore, sempre con umiltà. Lui/lei potrà guidarti fuori dalla zona di comfort. Che la forza sia con te.
E ricorda, difficilmente la carriera professionale assomiglia ad un’autostrada deserta ai confini del mare, è più simile ad un sentiero in mezzo al bosco, irregolare, con molti bivi, diversi ostacoli da superare e qualche belva feroce. Ma tu non sei mica Cappuccetto Rosso?!
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Miao.
Emanuele e Michele
Posso aggiungerne una al contributo di Eva? RISCHIA E BATTITI PER LE TUE IDEE
Ammetto anche di avere poca voce in capitolo nelle carriere “aziendali”.
Io sono Libero Professionista dal giorno 1 dopo la mia prima esperienza aziendale (uno stage) perché quell’esperienza mi ha insegnato che non sono fatto per strutture solide e quadrate, per una valutazione del lavoro orario e tante altre cose che non ho mai sopportato.
Quello che però amo e che mi ha permesso sempre di distinguermi è sicuramente rischiare, perché solo uscire dalla zona di comfort, rompere le regole (quando serve) permette di dare valore ed essere soddisfatti di lasciare un segno in quello che si fa.
Anche se mi sembra che nelle aziende (normalmente) si dia meno spazio alle idee ma più ai sistemi, sono fermamente convinto che la crescita professionale, e quindi fare un salto di carriera, sia impossibile senza rischio, senza battaglie.
Grazie mille della menzione!