Uno studio condotto sul RAP “freestyle” ha rivelato che per essere più concentrati dobbiamo usare meno cervello possibile e focalizzarci solo su un punto specifico e isolato alla volta. Torna verticalmente quella tesi che usare il 2% del cervello non è poi così sbagliato (NdR: vedi scorsa newsletter). → (metti in play la canzone ora…)
Durante l’improvvisazione almeno 2 aree del cervello (che si occupano di monitoraggio e pianificazione) si “spengono”, cadono le inibizioni, le critiche e il controllo delle nostre azioni. Perdiamo la paura di sbagliare, smettiamo di focalizzarci su noi stessi e i nostri “prossimi passi”, lasciando libero spazio a quello che abbiamo da dire. Di questo FLOW STATE ne abbiamo parlato altre volte, uno stato sublime e auto ipnotico, un “cocktail” di neurotrasmettitori come pochi, che fa molto bene alla nostra giornata. La cosa interessante è che si tratta di uno stato della mente raggiungibile con l’apprendimento.
Come dice Charles Limb: “Improvvisation is magical but it’s not magic”
Incartatori di serpenti
I serpenti non hanno le orecchie, ma gli incantatori di serpenti suonano il flauto, che senso ha? Non avendo le orecchie non possono riconoscere alcuna melodia, ma possono percepire solo le vibrazioni del suolo di quel villano danzatore che batte il piede.
Per uscire dal cesto, in quella danza da brividino, come quello della pipì, il rettile irritato non si concentra sulla melodia ma sul flauto, strumento che percepisce come un’ostile minaccia. L’incantatore incassa lo scherzo e muove l’arnese da destra a sinistra, in maniera ritmica e smaliziata, catturando l’attenzione del serpente, attraverso lo sguardo dell’animale.
Secondo uno studio, il 20% della popolazione sarebbe uditiva, il 25% cinestetico e il restante 55% visivo come i serpenti. Ma lo sguardo e la voce assieme fanno l’80% dell’emotività percepita quando ci presentiamo a qualcuno.
Ciao, siamo Emanuele Caccamo e Michele Vaccarotto. Avremmo tanto voluto essere incantatori di emozioni, ma invece siamo diventati incartatori di torroni. Siamo appassionati dell’argomento ‘cervello’, ma solo perché non ne abbiamo mai avuto uno e ci piacerebbe saperne di più… Grazie per la comprensione ❤️. Oggi il nostro cervello voleva capire come fare una buona impressione senza fermarsi alla prima emozione.
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Magiche Impressioni
Ogni rapporto umano nasce con una prima impressione, c’è sempre una prima impressione. Un istante non sempre consapevole guidato dal giudizio implicito del nostro cervello più antico, quello istintivo, insicuro e più stronzo fra tutti i cervelli disponibili dentro la nostra testa. Soprannominato per l’occasione: “l’innafidabile”.
L’influenza, nel nostro giudicare una persona, prodotta dalle nostre prime impressioni si giocano nei primi 30-45 secondi, al contrario, il noto colpo di fulmine amoroso si realizza addirittura in un millesimo di secondo. (Giorgio Nardone)
Solo 30-45 secondi di linguaggio verbale e paraverbale, competenze che nella nostra antichità confluivano in quella che era ritenuta la più nobile delle arti: l’arte della persuasione. L’entrata in scena dell’oratore era sempre ben studiata per provocare un’immediata suggestione nel suo pubblico, come una sorta di incantesimo magico.
Si narra che gli alti ruoli della società giungevano ad ogni incontro con eleganti vesti arricchite d’intarsi d’oro, trashati in ogni aspetto. La loro voce suonava come un suadente strumento musicale (per non dire flauto). Non di meno questo aspetto si palesa nella comunicazione moderna.
Incartatori di serpenti venite a noiiii!!!
Diverse fonti manageriali non ufficiali confermano che l’intensità della prima impressione si misura con il tocco, ovvero la stretta della mano del primo secondo.
In uno studio del 2015, dei ricercatori in Israele filmarono la stretta tra centinaia di sconosciuti e notarono che, subito dopo, circa un quarto dei partecipanti si annusava la mano; si annusava, la mano. Teorizzarono dunque che fosse inconsciamente usata per individuare segnali chimici e, forse, come mezzo di comunicazione (proprio come fanno gli altri animali annusandosi). C’entra poco ma ci faceva tanto ridere…
Abbiamo letto e studiato ed ecco cosa abbiamo capito:
Cosa succede se 2 persone si incontrano ed entrambi modificano i propri comportamenti naturali per fare un’ottima impressione? Che nessuno capisce un cazzo dell’altro. Senza considerare l’influenza predominante e fuorviante del nome dell’altra persona (si chiama come il tuo ex), somiglianze estetiche, outfit (si veste come mia nonna), oppure l’effetto “bellezza estetica”, dove i target più attraenti sono valutati in modo maggiormente positivo.
Insomma se la prima impressione è una giocata mal quotata alla SNAI, non ci resta che incartare l’emozione in attesa della seconda impressione, quell’idea dell’altra persona fondata sulla comprensione strutturata e dimostrata per esperienza diretta con l’altra persona. Un idea che il nostro cervello limbico, quello meno stronzo, elabora con calma e razionalità.
L’incantesimo magico con gli altri, collaboratori, amici e compagni di viaggio, arriva nel tempo, osservando i movimenti senza troppo snaturare i nostri comportamenti nei confronti dell’altro.
Questa settimana ci lasciamo così… sospesi come quando pieni di dubbi, chiudiamo una call pensando: “chissà come è andata e che impressione ho fatto….”
Quasi la metà di tutte le nostre angosce e le nostre ansie derivano dalla nostra preoccupazione per l’opinione altrui.’ - Arthur Schopenhauer
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A presto
Emanuele & Michele